Con “Il quaderno” (Bollati Boringhieri, 2009) torna in libreria il premio nobel Josè Saramago. Nato dagli scritti per il proprio blog lo scrittore portoghese si riversa su se stesso e volge il proprio sguardo sulla società odierna.
La selezione dei testi segue un arco di tempo che va da settembre 2008 a marzo 2009 e ci presentano un Saramago molto diverso da quello che siamo abituati a conoscere: un’argomentazione mai allegorica, ma sempre diretta, chiara, asciutta. Molto spesso arrabbiata. Ce ne sono per tutti, appassionate invettive contro quelli che per lui sono i nemici della democrazia e del buon senso. Berlusconi e Bush, quello dell’ultimo mandato, su tutti, Guantanamo e camorra, false ideologie del capitalismo e crisi economica.
Una diagnosi spietata e al vetriolo che più di una volta colpisce al cuore il nostro paese, incapace, nella sua visione, di reagire all’indecenza di una classe politica pessima, di una democrazia che stenta a ritrovare il proprio corso, di una libertà di opinione sempre messa alla berlina. Un paese costretto a vedere un proprio figlio, Roberto Saviano, vivere con la paura di una resa dei conti ancora da compiere. Per lo scrittore-giornalista di “Gomorra” sono parole d’amore, in lui è nascosta la flebile luce della speranza.
Neanche negli altri personaggi positivi – Obama capace di rimettere in moto il processo iniziato da Martin Luther King o Rita Levi Montalcini, eterna ragazza dall’intelligenza superiore il cui valore universale non sempre è evidenziato – possiedono questo chiarore impalpabile.
Cronache che hanno l’urgenza di mostrarsi, di essere trascritte, di essere sussurrate. C’è tutto: paura della morte, ironia, analisi, amore per la propria donna,per la letteratura, per le parole. Per la vita. Come fantasmi appaiono i molteplici “io”, figure come Fernando Pessoa (o Ricardo Reis?), l’amata Lisbona, capace ancora di emozionare e di racchiudere in se antichi splendori e speranze future.
Un libro che si legge da solo, crea scompartimenti che si aprono e si chiudono: curiosità, riflessioni, momenti di tenerezza che ti presentano uno scrittore che, a ottantasei anni e dopo aver visto vicinissimo la propria morte, ha ancora moltissimo da dire. Per tutti quelli che si sono sentiti attaccati, forse anche troppo. E non serve ricordare la polemica sulla decisione di Einaudi (gruppo Mondadori) di non pubblicare quest’opera per capire quanto, ancora una volta, le parole possono far male.
José Saramago (Azinhaga, 1922), scrittore e premio Nobel per la letteratura (1998), è autore di romanzi, cronache, raccolte di poesie e testi teatrali. Curatore del supplemento culturale del quotidiano «Diario de Lisboa» e vicedirettore del «Diario de Noticias» subito dopo la Rivoluzione dei garofani, da noi è amato soprattutto per i suoi romanzi. Tra i più noti, tutti per Einaudi, Memoriale del convento (1982), L’anno della morte di Riccardo Reis (1984), La zattera di pietra (1986), Il Vangelo secondo Gesù (1991), Cecità (1995), Le intermittenze della morte (2005).
Gli scritti qui raccolti, sugli argomenti che più toccano la sua coscienza, sono apparsi sul blog caderno.josesaramago.org (fortemente voluto dall’amata moglie, la colta e raffinata Pilar)
Voto: 7,5
Autore: Josè Saramago
Titolo: Il quaderno
Editore: Bollati Boringhieri
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 15 euro
Pagine: 172