La rappresentazione dell’Oriente favoloso e misterioso nell’immaginario collettivo occidentale è stata alimentata da figure quali gli eunuchi a guardia dell’harem del Sultano, di vaporosi hammam e di carovane ricche di merci esotiche. Con racconti, diari e relazioni di viaggio dalla metà del Settecento agli inizi del Novecento, Attilio Brilli ripercorre in “Il viaggio in Oriente“ (Il Mulino, 2009) aspetti, temi e motivi che nel corso dei secoli si sono stilizzati fino a diventare caratteri identificativi di un mondo chiuso ed impenetrabile.
Spedizioni scientifiche con finalità enciclopediche. La ricerca dell’avventura tra genti ostili. La contemplazione delle rovine di antiche civiltà come fonte d’ispirazione. Nel corso del XVIII e XIX secolo, il viaggio in Oriente ha saputo esercitare su studiosi, artisti e avventurieri una fascinazione tale da spingerli ad intraprendere viaggi pericolosi, a volte sotto mentite spoglie, mettendo a rischio la propria vita. Non hanno tracciato nuove rotte e non hanno riportato carichi di stoffe pregiate o spezie rarissime. Tutto quel che desideravano era viaggiare per poter raccontare, con descrizioni, impressioni e resoconti, un mondo così complesso su cui si avevano pochissime informazioni.
Spesso tra quelle parole, tra quelle immagini, si troverebbero temi e motivi che hanno portato ad un processo di falsificazione dell’Oriente, che va sotto il nome di “orientalismo” e che si riversa nelle forme e nei contenuti di quella che viene considerata come la nascente letteratura di viaggio. Una distorsione involontaria frutto di uno sguardo e di una narrazione che spesso presume di comprendere e di guardare alla diversità utilizzando valori e categorie di pensiero propri di un’altra visione del mondo. Nell’occidente che subordina i sensi alla ragione, l’hammam, l’harem, il serraglio e tutti quegli elementi carichi di esotismo, sono per il viaggiatore il risveglio del corpo e la riscoperta del piacere.
La trasposizione narrativa ha indotto, però, molti lettori ad attribuire ai popoli del vicino Oriente i tratti di genti indolenti e lussuriose. Per non parlare dei giannizzeri crudeli e dei vizir dispotici che tanto timore hanno suscitato nell’Europa cristiana. Questo e molto altro ha contribuito ad avvalorare tesi sbagliate e a generare fantasticherie nella società borghese europea.
Al di là della funzione demistificatoria su cui s’incentra una parte del libro, affrontando concetti sui quali bisognerebbe soffermarci con molta attenzione, “Il viaggio in Oriente” mette in risalto la figura del viaggiatore intrepido e romantico, grazie a scrittori come Chateaubriand e Byron. Oltre a loro il lettore s’imbatterà in nomi che ai più saranno sconosciuti, e che forse tali resteranno ma che grazie alle loro coinvolgenti narrazioni lo proietteranno in avventure entusiasmanti. Gli stessi nomi per gli appassionati di viaggio potranno diventare, invece, fonte preziosa e spunto per conoscere nuovi itinerari e affrontare l’Oriente con spirito diverso.
Attilio Brilli è professore ordinario di letteratura inglese e americana all’Università di Siena, fra i massimi esperti di letteratura di viaggio. Tra i suoi scritti : “Quando viaggiare era un’arte” (1995), ” Il viaggiatore immaginario” (1997), “Il viaggio in Italia. Storia di una grande tradizione culturale” (2006)
Voto: 7
Autore: Attilio Brilli
Titolo: Il viaggio in Oriente
Editore: Il Mulino
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 28 euro
Pagine: 321