“Stabat Mater” (Einaudi, 2008) dello scrittore veneziano Tiziano Scarpa ha conquistato il premio Strega 2009 con 119 voto contro 118 . Ha vinto sul “rivale”, e grande scrittore, Antonio Scurati in gara con “Il bambino che sognava la fine del mondo” (Bompiani, 2009). L’autore ci rivela come è cambiata la sua vita professionale dopo quella serata in cui è salito sul podio della letteratura italiana del 2009. AUDIO/L’autore legge il suo romanzo
“Stabat Mater” vince il premio Strega 2009. Cosa è cambiato da quel giorno?
“Ricevo molti più inviti, e gli incontri pubblici a cui partecipo sono più affollati. Però anche prima ero un autore abituato a girare tanto, in tutta Italia, soprattutto per fare le letture sceniche nei teatri, nelle biblioteche e nelle piazze. In tutta sincerità, devo dire che grazie al premio ora ho qualche introito in più, e questo dovrebbe permettermi di concentrarmi meglio sui miei prossimi libri, senza disperdermi in troppi lavoretti occasionali. In Italia ci lamentiamo di una mancanza di una solida tradizione romanzesca. Un romanzo impegnativo però non lo puoi scrivere nei ritagli di tempo. Ci vogliono mesi, se non anni. Ricerche, documentazioni, ma soprattutto continuità e concentrazione. Perciò un mercato editoriale più ampio produce romanzi migliori.”
Nel libro si vivono il dolore, l’ansia, l’abitudine, la solitudine. All’inizio non poteva essere un’arma a doppio taglio, un approccio troppo drammatico, per far presa sul lettore? O è proprio questo il valore del libro su cui ha deciso di puntare?
“Fare presa sul lettore non è il mio assillo primario. Devo rispettare le ragioni dell’opera, e in questo caso, ancora di più, lo stato d’animo angosciato della protagonista, la giovane Cecilia ossessionata dall’essere stata abbandonata dalla madre. Il romanzo inizia al buio, in una tenebra dello spirito affollata da incubi di fallimento e di morte. Se questo mi fa perdere qualche lettore, pazienza: io non devo perdere la mia protagonista!”
Nel libro la musica diventa il triste ritmo dell’abitudine. Che ruolo ha dato alla musica in questo suo libro?
“All’inizio sì, quella che suonano le giovani musiciste è una musica stanca e ripetitiva. Poi però arriva Vivaldi, che cambia tutto. Noi, con il senno di poi, sappiamo che il Prete Rosso ha dato una svolta storica alla musica del suo tempo. Ma nel quotidiano di quell’epoca, nell’esperienza personale delle orfane e trovatelle che vivevano pressoché segregate all’Ospedale della Pietà, che cosa deve avere comportato l’impatto con uno stile musicale completamente nuovo? Che cosa ha seminato nell’animo di quelle ragazze, questa musica per loro inaudita? Allo stesso modo, che cosa semina nei nostri animi l’ascolto continuo, giornaliero della musica?”
Qual è stata la maggior difficoltà nella stesura di questo ultimo lavoro?
“Trovare il tono giusto. La voce giusta. Cecilia scrive una specie di diario aperto, una lettera frammentaria e ininterrotta a sua madre. Ho deciso che non avrei simulato lo stile e il lessico della lingua italiana di inizio Settecento. Volevo essere semplice, essenziale, ma anche solenne, accorato senza risultare patetico. Attraverso la situazione che vive Cecilia, e attraverso la sua penna, ho potuto pronunciare parole, ed esprimere concetti, che se dovessi firmare con il mio nome avrei pudore a scrivere.”
Come sta cambiando la sua scrittura da scrittore veneziano (“Venezia è un pesce“) a voce italiana ed europea di grande spessore?
“Sono stato fortunato fin dal mio esordio, “Occhi sulla graticola” nel 1996 ebbe subito una risonanza molto ampia e venne tradotto in varie lingue, persino in cinese. “Venezia è un pesce”, per il fatto che parla di una città amatissima in tutto il mondo (e anche perché forse lo fa con un’impostazione innovativa), ha avuto molte traduzioni all’estero. Non mi pongo domande sulla destinazione locale o internazionale dei miei libri. Ho riscontrato che se una cosa che scrivo mi appassiona nell’intimo, se mi dà brividi intellettuali ed emotivi, prima o poi troverà i suoi lettori.”
Tre aggettivi per definire il suo “Stabat Mater”
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“Sconsolato, crudele, raccolto.”
Tiziano Scarpa è nato a Venezia nel 1963. Ha scritto Occhi sulla Graticola (Einaudi 1996 e 2005), Amore® (Einaudi 1998), Venezia è un pesce (Feltrinelli 2000), Cos’è questo fracasso? (Einaudi 2000), Nelle galassie oggi come oggi (con Raul Montanari e Aldo Nove, Einaudi 2001), Cosa voglio da te (Einaudi 2003), Kamikaze d’Occidente (Rizzoli 2003), Corpo (Einaudi 2004), Groppi d’amore nella scuraglia (Einaudi 2005), Batticuore fuorilegge (Fanucci 2006), Amami (con Massimo Giacon, Mondadori 2007), Comuni mortali (Effigie 2007), L’inseguitore (Feltrinelli 2008), Discorso di una guida turistica di fronte al tramonto (Amos 2008), Stabat Mater (Einaudi 2008). Scrive su ilprimoamore.com.
Info: leggi l’articolo sul premio Strega 2009
Voto: 8
Autore: Tiziano Scarpa
Titolo: Stabat Mater
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2008
Prezzo: 17 euro
Pagine: 148
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