Massimo Lugli con “L’istinto del lupo” (Newton Compton, 2009) si piazza al terzo posto nell’ultimo premio Strega vinto da Tiziano Scarpa. Il cronista romano ci svela il messaggio del libro e la sua prossima opera.
“L’istinto del lupo“, terzo classificato al premio Strega 2009. Cosa può dirci dell’emozione vissuta quel giorno e cosa ne pensa del suo ultimo libro?
“Il premio Strega è stata un’esperienza tanto esaltante quanto imprevista. Mi sono sentito come Cynderella Man, il pugile sconosciuto che sale sul ring per mondiale dei massimi. Ed essere arrivato secondo nelle classificazioni della cinquina dei finalisti è stato un risultato che andava al di là di ogni mia aspettativa, oltre, ovviamente, al terzo posto dello Strega, anche perchè io scrivo per una casa editrice indipendente e non per un gigante dell’editoria. Quanto al mio ultimo libro…Penso che sia il migliore che abbia mai scritto ma temo che tutti gli scrittori (mi ci metto anch’io) abbiano la stessa opinione sul loro lavoro più recente.”
Cronista d’eccellenza sulle pagine de La Repubblica e ora scrittore che sa imporsi. Massimo Lugli dove punterà di più in futuro?
“Continuerò a fare il cronista ma non ho mai smesso di scrivere. Sto per consegnare il mio terzo romanzo “Il Carezzevole” che uscirà tra qualche mese. Niente più lupi, ma una storia molto forte e molto estrema con una buona fetta di ambientazione nella cronaca di un giornale. Siamo ancora negli anni 70, la mia fissa. Insomma, faccio un doppio lavoro. Stamattina sono stato su un fatto di razzismo a Roma, nel primo pomeriggio un po’ di editing al romanzo, poi scrivo il pezzo per Repubblica ecc..”
Quello che lei mette giù è un romanzo crudele dove la violenza è lo specchio e la realtà di una Roma quotidiana. Quali erano le sue motivazione all’inizio?
“Volevo scrivere una favola, una favola feroce, metropolitana, dura e spietata ma sempre una favola. Ho privilegiato scenari notturni, quasi onirici e dato molto spazio al rapporto discepolo-maestro del protagonista col clochard Tamoa. Rispetto al primo romanzo, ho tentato di puntare di più sull’intreccio e sulla psicologia dei personaggi. Ci sono riuscito? Boh…”
Roma e la ferocia di una metropoli nascosta. E’ questo che emerge nel suo romanzo dove nulla è lasciato al caso e nessun tono viene stemperato. Cosa ne pensa?
“Si, proprio così. La ferocia di una città nascosta che non è solo Roma, tant’è che anche stavolta ho evitato di citare qualunque luogo che riporti immediatamente alla capitale. Credo che ambienti e situazioni di degrado, violenza, aberrazione ma anche di solidarietà tra gli esclusi e incredibili sprazzi di spiritualità abitino in tutte le grandi metropoli occidentali e non.”
Qual è il messaggio presente ne “L’istinto del Lupo“?
“Il messaggio è in una antica poesia cinese citata alla fine del romanzo: “Gli altri si muovono, io resto immobile. Alle parole dei saggi, resto immobile. Mi muovo solo a modo mio“… Ma anche nella poesia giapponese che cito all’inizio: “Così è la vita: sette volte giù. Otto volte su“. Significa che ciascuno di noi può trovarsi ad affrontare una svolta del tutto imprevista della sua vita, che lo porterà lontanissimo dal traguardo che aveva immaginato ma che può nascondere esperienze meravigliose. Anche negli accampamenti del senzatetto o sui viali della prostituzione di strada. Per questo il mio libro è una favola.”
Il mestiere di cronista. Come è cambiato Roma in questi ultimi anni e cosa trova in strada quando è alla ricerca di informazione e alla stesura di nuove inchieste?
“Il mestiere di cronista ormai è una parodia di quello che era trent’anni fa. La gente non parla e ha scarsissima fiducia nella stampa. Le fondi sono burocratizzate e mentono senza pudore. I titoli sono praticamente scritti in partenza e la realtà è un optional. Eppure la cronaca sul campo, sulla strada (dal terremoto a un omicidio tra alcolizzati) resta una delle forme più sincere, più vere di giornalismo e secondo me una straordinaria palestra di umanità. Quello che vedo e sento sul posto non può essere negato, contestato o travisato. Il difficile (specie per chi inizia) è difendere la realtà vera da quella virtuale.”
Ha già in mente qualche altra idea editoriale?
“Si, appunto, “Il Carezzevole“. Ormai sono agli ultimi ritocchi. Prima di morire, vorrei riuscire a scrivere un romanzo storico sulla battaglia di Crecy, nel 1347, una storia che mi affascina fin da piccolo: arcieri inglesi contro cavalieri francesi, una sorta di metafora della lotta di classe e dell’arte della guerra. Ma non mi sento ancora pronto.”
In conclusione, l’istinto del lupo è il suo istinto quotidiano?
“Si, in parte è così. L’istinto del lupo è il mio. Il lupo non è solo una bestia feroce ma un animale sociale, con un forte senso della gerarchia e della cooperazione anche se, al tempo stesso, incarna l’indipendenza di chi non si farà mai mettere il guinzaglio. Mi piace pensare di essere un po’ così. Quantomeno di provarci. Se in 35 anni di giornalismo sono rimasto cronista e vado sul posto insieme a colleghi che potrebbero essere miei figli, un po’ di ostinata indipendenza devo pur averla, o no?”
Massimo Lugli (Roma, 1955), dopo aver lavorato per anni a «Paese sera» è attualmente inviato speciale de «la Repubblica». Dal 1975 si occupa di cronaca nera e alterna la passione per il giornalismo e la scrittura con quella delle arti marziali, che pratica fin da bambino. Ha pubblicato Roma maledetta (1998) e, con la Newton Compton, La legge di Lupo solitario (2007).
Autore: Massimo Lugli
Titolo: L’istinto del lupo
Editore: Newton Compton
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 9,90
Pagine: 336