“Causa di forza maggiore” (Voland, 2009) di Amélie Nothomb si apre con la descrizione di Baptiste, un uomo anonimo che fa l’impiegato, il quale le darà un suggerimento alquanto strano…
Durante una cena, un tipo conosciuto per caso gli consiglia caldamente, in caso di decesso inaspettato, di evitare assolutamente la polizia o l’ambulanza, e di chiamare subito un taxi, se non vuole essere sospettato di omicidio. Questa è la sceneggiatura di apertura del romanzo. Una conversazione che sfiora l’assurdo. “Se le muore inopinatamente un ospite in casa, si guardi bene dall’avvertire la polizia. Chiami un taxi e gli dica di condurla all’ospedale con l’amico che ha avuto un malore. Il decesso verrà constatato appena arrivati al pronto soccorso e lei potrà assicurare, testimone alla mano, che il trapasso è avvenuto durante il tragitto. In questo modo la lasceranno in pace”.
Coincidenze significative? Mentre mille dubbi si insinuano nella sua mente, Baptiste si immerge nel suo nuovo ruolo di investigatore e scopre che l’uomo morto a casa sua è un cittadino svedese, Olaf Sildur, di trentanove anni. Perché non cogliere l’occasione per cambiare vita, lasciare il monotono lavoro d’ufficio e andare via con una nuova identità.
I personaggi trovano il modo di ironizzare su ciò che rende amabile l’esistenza, in particolare su cibo, champagne ed arte. La descrizione dello champagne risulta essere molto accurata in ogni suo particolare fisico ma del benefico effetto. “C’è un istante tra il quindicesimo e il sedicesimo sorso di champagne, in cui ogni uomo è un aristocratico.” E sono proprio le bottiglie di champagne ghiacciato a scandire il tempo come preziose clessidre, in questa prigione dorata. La perenne ebbrezza dei protagonisti ne giustifica i comportamenti bizzarri, evoca la labilità e l’ineffabilità della loro essenza, sostiene lo svolgersi della trama sulla questione dell’identità.
Allora perché non rischiare? Forse perché sarebbe assurdo, surreale. Forse perché nella vita della gente comune queste cose non succedono. Ma se il corpulento svedese fosse un agente segreto, e se il suo capo lo avesse indirizzato nella sua casa solo per reclutare una nuova spia in grado di prendere il suo posto? Allora molte coincidenze si spiegherebbero, allora la vicenda non sarebbe poi così assurda.
L’idea della Nothomb è molto originale e la narrazione promette bene inizialmente per poi deludere le aspettative infatti l’argomento, forse poco approfondito, alla fine ma credo che la scelta sia voluta per dare maggior sfogo alla fantasia del lettore.
Lo stile comunque è sempre perfetto dissacrante, i dialoghi snelli, quasi cinematografico. Offre spunti infiniti alla fantasia da cogliere.. non tralascia una serie di considerazioni colte sul mondo dell’arte, sul cibo e sull’esistenza borghese.
Amélie Nothomb è una scrittrice belga di lingua francese. Figlia di diplomatici, è nata a Kobe, in Giappone, nel 1967. Nel 1992 viene pubblicato in Francia da Albin Michel il suo primo romanzo, Igiene dell’assassino, che diventa il caso letterario dell’anno: 100.000 copie vendute, due riduzioni teatrali, un film. Nelle edizioni tascabili lo stesso romanzo vende altre 125.000 copie. Da quel momento pubblica un romanzo all’anno, fedele alla stessa casa editrice, Albin Michel, come in Italia è fedele alla Voland. Il romanzo Stupore e tremori (Albin Michel 1999) ha venduto in Francia 400.000 copie. Tradotta in 15 lingue, ha ricevuto 16 premi in tutto il mondo, di cui i più imcademie Française; il premio Chianciano. Sin dal suo primo romanzo Amélie Nothomb ha imposto uno stile: sguardo incisivo, spesso impietoso e crudele, umorismo fulmineo, storie originali che ruotano intorno a sentimenti eterni.
Voto: 7
Titolo: Causa di forza maggiore
Autore: Amélie Nothomb
Editore: Volland
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 14 euro
Pagine: 120