Ne “I treni di Alina“, di Olga Karasso, (L’Autore Libri Firenze, 2008), il tempo e la memoria danzano assieme, evocando immagini cariche di energia che modificano la complessità e l’evanescenza del presente, rimodellando la realtà. Un viaggio nei molteplici piani dell’esistenza, indagati attraverso la rivisitazione dei ricordi e dei loro percorsi, attivati grazie ad un gioco di rimandi in cui la memoria individuale si confonde e si perde nel tempo.
Nello scompartimento di un treno i discorsi intrisi di luoghi comuni fatti dai passeggeri, danno modo a Leandro, giornalista colto e attento osservatore di quel microcosmo sociale che gli è intorno, di abbandonarsi a riflessioni e ad associazioni di ricordi che hanno per protagonista Alina, una ragazza conosciuta qualche anno addietro. Sarà lei a guidare Leandro in una ragnatela d’ immagini a ritroso nel tempo, dove la memoria individuale s’intreccia con avvenimenti storici che hanno segnato gli ultimi decenni del secolo passato, in un’altalena di luoghi, situazioni e persone.
Non esiste un centro, non c’è linearità né consequenzialità nella successione degli eventi e nella presentazione dei personaggi. Si viaggia a briglia sciolta, così come spesso capita, quando si lascia andare la mente a divagazioni incontrollate, suggerite e iniziate dalla particolare forma di un oggetto su cui succede di posare l’occhio o più semplicemente pensando ad un momento di una giornata appena trascorsa.
AIl lettore si trova all’interno di una lettura fatta di continui salti temporali, in cui il presente si alterna bruscamente alle vicende del passato, le dimensioni temporali si assottigliano fino a scomparire, cancellando la pretesa di un punto di vista unico e privilegiato.
Nel libro, l’atto del ricordo di Leandro è l’espediente narrativo, il debrayage che presenta il mondo di Alina e la sua costante tensione esistenziale volta alla ricerca di una verità in grado di farle affrontare le incognite della vita.La rievocazione frammentaria dei ricordi è il modo per raccontare l’ambiguità della modernità, in cui il soggetto perde le sue certezze ed i suoi scopi nel mondo, travolto da forze interne ed esterne a lui che lo condizionano e lo governano. Come succede ad Alina, la cui condizione di smarrimento è la mancanza di senso del mondo.
Il ritorno alla narrazione del presente – allo scompartimento del treno – diventa lo spunto per stigmatizzare comportamenti e modi di agire dei compagni di viaggio di Leandro, perfetti esemplari di quella società che contraddistinge i nostri tempi, commentati con uno stile di linguaggio asciutto, crudo, a volte caustico. In queste pagine, le considerazioni fatte dal protagonista sembrano contenere la saccenza propria di chi crede di aver compreso tutto, quasi che la realtà non avesse più segreti o misteri, tanto banale e scontata appare.
“I treni di Alina” è un libro che si presta a diverse interpretazioni, che spaziano dalla psicologia alla filosofia, e che hanno per oggetto temi universali come il tempo, la memoria, la realtà e l’uomo. Temi che l’essere umano ha da sempre indagato nel corso della sua esistenza e che il viaggio (magari fatto in treno), spesso, ha il potere di far riaffiorare.
Olga Karasso, scrittrice e poetessa, è autrice delle raccolte di poesie “Verdi malinconie” e un “Gradino dopo” e dei romanzi psicologici “Ibis” e “Esperanza”.
Voto: 7
Titolo: I treni di Alina. L’energia che danza con la memoria
Autore: Olga Karasso
Editore: L’Autore Libri Firenze
Data di pubblicazione: 2009
Prezzo: 10,20 euro
Pagine: 106