Dacia Maraini è la direttrice artistica dal 2000 del Festival di Gioia Vecchio, svoltosi quest’anno dal 6 al 13 Agosto. Un piccolo borgo in provincia de l’Aquila, affacciato nella suggestiva Valle del Sangro.
Il luogo è rimasto distrutto dal terremoto del 1915 e a causa di ciò abbandonato dai suoi abitanti che si sono trasferiti a valle, dove hanno costruito un nuovo paese chiamato Gioia Nuovo. Grazie al Festival il paesino è rinato con le attività teatrali che si tengono all’aperto. Accanto al Festival l’Associazione Culturale Teatro di Gioia, nata nel 2000, c’è un corso nazionale di teatro e drammaturgia diretto da Dacia Maraini, rivolta ad adulti e a ragazzi delle scuole medie. I docenti per l’anno 2009 sono Beppe Barra, Piera degli Esposti, Milena Vukotic e molti altri. Il docente che conduce il corso è Eugenio Incarnati. Quest’anno la scuola di teatro ha lavorato per la valorizzazione della scrittrice abruzzese Laudomia Bonanni.
Dacia Maraini da molti anni soggiorna per lunghi periodi in Abruzzo a Pescasseroli, in una villetta fuori dal paese in mezzo ai boschi. Con il trascorrere del tempo la scrittrice si è profondamente affezionata a queste montagne ed alla gente laboriosa e dignitosa che le popola. Qui ha immaginato la struttura di “Colomba” (Rizzoli, 2004) che ha voluto ambientare in questa regione da lei stessa definita aspra e misteriosa nell’immaginario paese di Touta.
Abbiamo rivolto alcune domande alla scrittrice.
Signora Maraini, com’è nata l’idea di far nascere un Festival a Gioia Vecchio e quali sono gli artisti che prendono parte a questo del 2009 post terremoto?
“È nata per caso, visitando il borgo di Gioia Vecchio e parlandone col sindaco che voleva fare qualcosa per fare rivivere il luogo abbandonato. Gli ho detto: proviamo a fare una rappresentazione teatrale, vediamo cosa succede. Ho chiamato due attori molto bravi come Raffaella Azim e Giuseppe Moretti e abbiamo rappresentato I digiuni di Caterina, un mio testo su Caterina da Siena. La sera siamo rimasti stupiti dall’afflusso degli spettatori che venivano da tutte le parti. Erano talmente tanti, nonostante il freddo e il vento, che abbiamo deciso di continuare. Così è nato il festival che ormai va verso i dieci anni. Gli artisti che partecipano quest’anno sono Michele Placido, Momi Ovadia, Ascanio Celestini, Piera Degli Esposti, Paola Cortellesi, Simone Cristicchi ed altri ancora. Tutti presenti al Festival a titolo gratuito.”
Chi era Laudomia Bonanni?
“Laudonia Bonanni è una bravissima scrittrice abruzzese purtroppo trascurata e dimenticata. È nata nel 1907 ed è morta nel 2002. È stata giudice onorario nel tribunale per i minorenni, giornalista e romanziera. Ha scritto degli straordinari romanzi come Il fosso, del 1948 che ha avuto uno dei primi premi di Casa Bellonci quando ancora non era diventato il famoso Premio Strega. Ha scritto L’Imputata di cui hanno parlato molto bene sia Montale che De Robertis. Poi “L’adultera” del ’65 e soprattutto un bellissimo romanzo sulla resistenza al nazifascismo in Abruzzo che si chiama La rappresaglia, uscito postumo, nel 2003. I critici hanno la tendenza a “dimenticare” le donne che scrivono una volta scomparse dalla scena letteraria presente. E così si perde la memoria dei grandi talenti femminili. Succede anche in altre parti del mondo. Penso ad Anais Nin per esempio che è stata completamente dimenticata dopo la sua morte per poi essere riscoperta e rilanciata dal movimento delle donne negli anni 70. È successo anche con Sibilla Aleramo. E credo purtroppo che continuerà a succedere.”
Il sisma dello scorso 6 Aprile ha devastato queste terre. Lei ha letto una lettera durante il Tg1 delle 20, rivolgendosi direttamente alla popolazione abruzzese la domenica successiva al sisma “Cari sfortunati amici che avete perso la casa, gli affetti, le proprietà, la spensieratezza…“. Qual’è il significato profondo di questa lettera?
“Ho scritto ciò che pensavo. Da una parte c’era un sentimento di strazio per quello che era accaduto per i morti che c’erano stati ma dall’altra la vita ricomincia, bisogna rimboccarsi le maniche e ricominciare a costruire. Però, come noi abbiamo esperienza nel nostro paese che dovunque ci sono i soldi da spendere per la ricostruzione dopo un sisma, per costruire una città, per migliorare le condizioni di una zona, arriva la camorra, la mafia, la criminalità organizzata sotto forma di appalti truccati, io ho scritto stiamo attenti perché questo è un momento cruciale. Deve essere la popolazione locale a condurre questa ricostruzione che non deve venire dall’alto. I cittadini, le amministrazioni comunali devono decidere come deve essere fatta questa ricostruzione, come devono essere spesi questi soldi. Soprattutto i soldi ci devono essere.”
Cosa ama leggere in questo periodo dell’anno e quali consigli desidera dare agli affezionati lettori de ilrecensore.com per buone letture estive?
“Sono usciti molti libri belli quest’anno. Non vorrei, proponendone alcuni fare torto ad altri ma diciamo che non si tratta di una selezione, ma di incontri. I libri si incontrano, come le persone. Magari non si tratta delle persone migliori che ci siano al mondo, ma sono quelle che ci è capitato di incontrare e se si tratta di un buon incontro, è bene raccontarlo. Allora: per chi ama i saggi, un sapiente e complesso, informatissimo libro sull’Abruzzo di Costantino Felice, Il mezzogiorno operoso, edizione Donzelli. Per chi ama i romanzi, i libri di due giovani autrici: L’estate che perdemmo Dio, di Rosella Postorino, Edizioni Einaudi, e Nessuna scuola mi consola di Chiara Valerio, Edizioni Nottetempo.”
In autunno uscirà Ragazze di Palermo Rizzoli Editore, ci anticipa qualcosa sui temi trattati?
“Si tratta di un libro di racconti. Uno di questi si chiama appunto Ragazze di Palermo. Non posso dire altro, ne parlerò quando esce.”
Dacia Maraini è oggi una tra le più conosciute scrittrici italiane, e probabilmente la più tradotta nel mondo. La fama della Maraini è dovuta inoltre anche al suo grande talento come critico, poetessa e drammaturgo. Si è dedicata e continua a dedicarsi al teatro, che vede come il miglior luogo per informare il pubblico riguardo a specifici problemi sociali e politici.