In La terza Golden Age della televisione (Edizioni Sabinae, 2009), Barbara Maio ci spiega perché alcuni prodotti della serialità televisiva contemporanea possono essere considerati creazioni culturali di qualità.
Se pensate di essere alle prese con una tv spazzatura invasa da tronisti e starlette starnazzanti, vi sbagliate. Basta saper scegliere tra le proposte dei palinsesti: fiction, serie, serial, sit-com, tv drama. Anglo-americane soprattutto, ma anche nostrane. Esistono eccome prodotti televisivi che riescono a emanciparsi dal target della tv generalista e a tenere alto tanto il valore culturale quanto l’introito economico.
Che la televisione riuscisse a volte a gratificare i nostri neuroni assopiti lo avevamo visto con la partecipazione in episodi di serial tv di registi del calibro di Spielberg, David Lynch e Altman. La Maio ci conferma che oggi sempre più spesso dietro i prodotti televisivi seriali si muove il genio di registi, sceneggiatori e produttori che tendono a rivolgersi a un nuovo pubblico più attivo e competente.
Era d’oro quindi perchè assistiamo alla messa in scena di sempre nuove varianti dei contenuti migliori, ma soprattutto all’utilizzo di tecniche narrative al passo con i tempi, nate dall’esperienza delle attuali tipologie di fruizione, ovvero cofanetto Dvd e Pay-tv, molto diverse dalla classica messa in onda ante-duemila. Terza in ordine cronologico, dopo gli anni cinquanta, che hanno visto nascere e diffondersi questo eccentrico elettrodomestico, e gli ottanta in cui emersero le forme narrative che fecero storia.
Basandosi principalmente sui prodotti seriali statunitensi, pane quotidiano anche dei nostri connazionali abbonati a Sky o Premium, la Maio alterna excursus storici di note fiction e network televisivi all’analisi dei cardini che sono alla base di ogni prodotto culturale. Con una tensione sempre viva a emancipare la televisione dallo status di non-arte cui la relegano spesso gli esperti di cinema e letteratura, la Maio segue le orme di chi sostiene che le teorie e le tecniche di analisi dello storytelling in senso stretto possono trovare amplia e riconosciuta applicazione anche sul testo televisivo.
Se il serial televisivo è produzione artistica, e come tale va trattato, assumono allora importanza il processo creativo, l’adattamento e l’innovazione rispetto al genere, e in particolare l’autorialità, questione peculiare nel processo creativo televisivo. Il successo di una fiction dipende allora dall’efficacia di un intreccio, basti pensare a Lost, e/o dalla peculiarità di un contesto situazionale legato ad una certa location, e/o dalla creazione di personaggi dalle molteplici sfaccettature, tanto verosimili quanto amati dal pubblico.
Alle teorie espresse nel corso del volume, l’autrice affianca la pratica. Tra i molti esempi spiccano l’applicazione della teoria proppiana a un episodio dei Simpsons e un accurato case study sulla serie Buffy The Vampire Slayer. Grazie a una prosa chiara e dettagliata, questo testo sarà utile sia ai neofiti, che apprenderanno come nasce una serie dal pitch al pilot, sia ai lettori più esperti che troveranno aneddoti e dettagli gustosi sulle vicende di personaggi e network più o meno noti e molti esempi, quasi sempre corredati dagli screenshot più rappresentativi.
Barbara Maio è docente di Produzione Audiovisiva al DAMS e Ricercatrice al Dipartimento Comunicazione e Spettacolo, Università degli Studi di Roma Tre, oltre che Direttore Responsabile della rivista universitaria on-line Ol3Media (http://host.uniroma3.it/riviste/Ol3Media/ ).
E’ autrice di Fiction Tv (Cinetecnica, 2003) e L’estetica dell’ibrido. Il cinema contemporaneo tra reale e digitale (Bulzoni, 2004), entrambi con Christian Uva, e di Buffy The Vampire Slayer (Aracne, 2004), oltre che curatrice del volume Legittimare la Cacciatrice. Buffy The Vampire Slayer (Bulzoni, 2007).
Il suo blog è: cult-television.blogspot.com
Voto: 7,5
Titolo: La terza golden age della televisione
Autore: Barbara Maio
Editore: Edizioni Sabinae
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 15,00
Pagine: 219