Indovinelli, ritmi esaltanti, giochi d’ipnosi. E suspence. E’ il mix esplosivo di Sebastian Fitzek nel suo nuovo libro “Il ladro di anime” (Elliot, 2009). Una storia che vi farà rimanere in bilico sino all’ultima pagina. Ed oltre.
L’esperimento. La storia costruita dallo scrittore tedesco è ancora una volta geniale. Dopo lo straordinario feedback ricevuto dai lettori con “La terapia” (Rizzoli), tradotto in tutto il mondo, questa volta la trama del “Ladro di anime” fa restare di sasso di fronte a trappole mentali tanto argute. Il libro si basa su un esperimento condotto da un fantomatico professore e che vede protagonisti due soli ragazzi, gli unici capaci di farsi attirare dalla curiosità (e dai soldi). Leggere una cartella clinica, niente di più. Un gioco di lettura che via via si fa sempre più contorto, compromettente, minaccioso. Pauroso.
La clinica degli e(o)rrori. La vicenda, narrata nell’esperimento e descritta nella fatidica cartella clinica n. 131071/VL, si svolge tutta nella clinica psichiatrica fuori Berlino. La Teufelsberg diventa il luogo dei racconti, delle morti, degli incubi. E delle morti portate per mano del Ladro di anime che si aggira per la clinica ipnotizzando e riducendo alla letargia, le sue vittime. Una letargia, che induce le vittime soltanto a pensare, a non poter agire in alcun modo vedendo paralizzati gli arti.
Uno psychotrhiller “freudiano”. Se Freud avesse letto questo racconto sicuramente una riflessione ed un sorriso li avrebbe abbozzati. Sicuramente il libro di Sebastian Fitzek, merito alla Elliot per averlo portato in Italia (e non sarà il solo nei prossimi mesi), è ben costruito e sebbene si avvalga di ripetuti flashback e obblighi il lettore a stare molto attento sui piccoli dettagli, si fa leggere senza problemi. Merito di una scrittura fluida, che fa assaggiare l’eventoma ma non lo rivela.
Il ladro di anime, l’assassino del pensiero. Un chirurgo, una donna, una coprotagonista. L’autore tedesco gioca molto sul ruolo della donna, Sophia: da vittima a carnefice, da medico a moglie. E il signor Haberland, in arte Caspar, solo alla fine saprà di che morte potrà morire. La letargia che sembrava aver colpito senza fine la dottoressa, si rivela invece l”arma vincente usata dal Ladro di anime per uccidere le proprie vittime. Sophia riesce quindi a vendicarsi dell’errore del marito, Haderland, occorso molti anni prima: un’ipnosi mal riuscita alla figlia che le provocò, per Sophia ma non secondo i referti medici successivi, un ictus e la ridusse in coma.
Da apprezzare particolarmente i ringraziamenti alla fine del libro dove, tra l’altro, vi è anche la risoluzione dell’ultimo indovinello (il foglietto trovato nelle mani di Haberland). Molto sfizioso il gioco predisposto sul romanzo, reperibile al sito http://www.illadrodianime.com/
Sebastian Fitzek è nato nel 1971 ed è autore di quattro romanzi di incredibile successo. I suoi libri, tra cui La terapia (Rizzoli), sono tradotti in tutto il mondo e prossimamente altri titoli saranno pubblicati in Italia da Elliot Edizioni.
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