Firenze, 27 agosto 2007: una giunta di centrosinistra bandì per sempre dalla città i lavavetri, in nome della sicurezza e del decoro. Lorenzo Guadagnucci, autore di “Lavavetri” (Terre di mezzo, 2009) ricostruisce i fatti.
“L’episodio, ma forse dovremmo dire il pretesto, fu la presenza di 40-50 lavavetri ad alcuni semafori della città. La motivazione ufficiale addotta dall’assessore Graziano Cioni fu che il Comune aveva ricevuto moltissime telefonate di protesta da parte degli automobilisti, che in qualche caso riferivano di comportamenti aggressivi da parte di chi chiedeva un compenso per il lavaggio del parabrezza. Ma quel che conta è il contesto politico. Nell’estate del 2007 aveva cominciato a prendere forma la scelta da parte delle forze di centrosinistra di cavalcare il tema della cosiddetta sicurezza: nel maggio precedente c’era stato un clamoroso doppio intervento del quotidiano Repubblica e del sindaco di Roma Valter Veltroni. Il giornale pubblicava la lettera di un cittadino in prima pagina, titolandola <<Aiuto, sono di sinistra e sto diventando razzista>>, con una risposta di Corrado Augias che legittimava stereotipi e fobie; il sindaco rincarò la dose con una lettera allo stesso quotidiano. Il tema era ormai maturo e la giunta fiorentina decise di intervenire con la sua ordinanza, che fece molto clamore anche per il peso e la storia di una città come Firenze.”
Firenze 27 agosto 2007: banditi i lavavetri. Come e perchè si è arrivati a questo provvedimento?
Cosa ha rappresentato quel giorno per l’Italia. Qualche tempo dopo a Lucca venivano banditi i locali che vendevano kekab. Che rapporto c’è stato?
“L’ordinanza suoi lavavetri è stata un punto di svolta. La polemica che ne seguì, la difesa che ne fecero le forze di centrosinistra e numerosi sindaci di medie e grandi città, sancirono che la nuova rotta era quella dettata da Valter Veltroni con lo slogan <<la sicurezza non è di destra né di sinistra>>. In realtà il centrosinistra decideva di scendere sul terreno tipico della destra – legge ed ordine – provando a farle concorrenza, ma soprattutto accettando che il tema sicurezza, connesso con la questione dell’immigrazione e delle minoranze rom e sinte, fosse il primo dell’agenda politica e successivamente della competizione elettorale. Firenze fece scuola e fu molto imitata, a destra e a sinistra; si può dire che il caso lavavetri aprì la stagione delle <<ordinanze creative>> sul tema dell’ordine pubblico da parte di decine di sindaci distribuiti in tutt’Italia.”
Nel libro lei afferma: “Tacere e pensare <<non riguarda me>>, mette a repentaglio anche le nostre libertà”. E’ il tipico atteggiamento mafioso in poche parole. Un suo pensiero.
“Stanno convincendo le persone a occuparsi solo e soltanto del proprio tornaconto e orizzonte personale. Si fanno leggi che ledono i diritti, la libertà e la dignità di migranti e minoranze, contando sull’indifferenza della maggioranza. Ma la storia insegna che i diritti o sono universali e per tutti, o sono destinati a scomparire, a trasformarsi in privilegi di pochi.”
La paura dell’altro, il lavoro “rubato”, privilegi accordati con troppa facilità. Quali sono le conseguenze di questa immigrazione di massa?
“La prima conseguenza che stiamo osservando è la speculazione politica in corso, che ha portato a ciò che gli antropologi definiscono “razzismo istituzionale”, che va a sommarsi a forme più o meno accentuate di razzismo diffuso. Sulla triade immigrazione-criminalità-sicurezza si è giocata una partita molto sporca, in politica e nei media. Si è fatto credere che l’aumento degli immigrati ha portato maggiore delinquenza, e non è vero; si è creata un’emergenza sicurezza priva di presupposti reali nei fatti e nei dati; si è creata un’artificiosa distinzione fra cosiddetti “clandestini” e “regolari”. E’ in corso un’enorme manipolazione, che sta conducendo a una democrazia autoritaria: chi è al potere ha scelto di “governare con la paura”, suscitando o rinfocolando ansie, creando capri espiatori per poi proporre risposte autoritarie a quelle ansie e a quei falsi pericoli: criminalizzazione dei migranti, divieti, ronde, esercito per strada, sgomberi dei campi rom e così via.”
A chi “difende” i lavavetri dicendo “almeno non rubano, si guadagnano la giornata”, cosa risponde?
“I lavavetri sono stati solo un pretesto, a Firenze come in molte altre città. A volte è toccato ai mendicanti, più spesso ai rom o ai rumeni. La presenza di persone che si guadagnano da vivere come possono ai margini della città, accompagna la dimensione urbana da sempre, in tutto il mondo.”
Lorenzo Guadagnucci, giornalista, è tra i promotori del “digiuno a staffetta” di Firenze contro l’ordinanza anti-lavavetri. Ha già scritto per Terre di mezzo-Altreconomia Noi della Diaz e Dalla parte sbagliata del mondo e, per Feltrinelli, La crisi di crescita e Il nuovo mutualismo. Il suo blog è: www.altreconomia.it/noidelladiaz