Libro a tutto tondo, graffiante, ironico, originale, che non cede alle facili mode della demoagogia, dell’antipolitica e del pettegolezzo della casta. Questo ed altro in “Candide. Un candido nel palazzo” (Rubbettino, 2009) a cura di Luigi Tivelli.
Candide e Tivelli. Perchè riprendere un testo cult della filosofia illuminista e adattarlo alla politica?
“Del Candide di Voltaire ho sempre amato per l’appunto il candore, la leggerezza nel senso più raffinato del termine, la capacità di stupirsi. Quelle stesse attitudini che mi vengono naturali ogni volta che mi apparto dai Palazzi del potere (molto spesso) e rifletto sulla nostra, a volte miserevole, politica”.
Prendiamo il sottotitolo: “viaggio segreto nel cuore della politica”. Quali sono i misteri del palazzo che l’opinione pubblica deve sapere?
“Il viaggio è segreto perché condotto in compagnia del mio ispiratore misterioso Candide. Non tendo quindi a svelare misteri, né tanto meno ad alimentare pettegolezzi, ma a disvelare i vizi, i tic, le inconsapevoli ripetitività, ma anche le virtù della politica italiana.”
Stefano Folli del Sole24ore ravvisa nel suo libro “l’Illuminismo di oggi”. Sul versante dell’ottimismo, invece, quale sarà il futuro di questa politica?
“Non vedo un futuro radioso, salvo che si punti sui giovani e che i giovani siano in grado di prendere in mano la situazione. Basta che non si tratti di veline o di pallide malamente neolaureate spacciate per superesperte, che sono in qualche modo le “veline” della sinistra. L’Italia, specie nel Mezzogiorno, brulica di giovani preparati, motivati, dotati di passione civile, purtroppo sin qui ammazzati dall’assenza di meritocrazia. E’ tra costoro che dovrebbero pescare i partiti politici.”
Lei arriva a questo testo dopo la pubblicazione di 18 libri. Cosa rappresenta, nel suo percorso di autore, questo suo ultimo lavoro?
“Ho dedicato più attenzione a questo libretto di cento pagine che a libri di oltre duecentocinquanta pagine. Ho voluto infatti raccontare in forma piana, a volte ironica, ma sempre leggera e leggibile, la politica per tutti. E’ un atto di amore per la vera politica, che non alimenta in alcun modo la facile antipolitica e difende – in tempi così procellosi – il ruolo centrale del Palamento. Ma il libro non parla solo di politica, ma anche di economia, di corruzione, di concorrenza, di meritocrazia, e pure dei vizi e dei tic propri anche della società italiana, che non sono pochi.”
Queste pagine, oltre ad un rigore strettamente politico, mantengono in sè un’atmosfera di divertimento e apprendimento. In che modo ha scelto lo stile da adottare?
“Non ho mai amato i libri scritti solo per gli addetti ai lavori. Credo sia dovere di ogni buon divulgatore cercare l’apprendimento dei lettori, facendoli anche divertire. Dalle tante telefonate e mail di lettori che mi arrivano credo di esserci in qualche modo riuscito.”
Luigi Tivelli è consigliere parlamentare della Camera dei deputati e docente di amministrazione pubblica. Ha scritto numerosi libri ed è editorialista del «Messaggero» e del «Mattino».