Soprusi, accuse, infine denunce. E’ un fenomeno che le Università vivono sulla propria pelle. Sotto la patina del “va tutto bene”, esiste anche del marcio. Ne parliamo con Nino Luca, autore di “Parentopoli” (Marsilio, 2009).
Le università italiane, un tema ultimamente affrontato in altri due libri. Perché tanto interesse accademico dopo anni di silenzio?
“Forse perché la misura è ormai colma. L’Università ha toccato veramente il fondo. Adesso si aggiunge anche il taglio delle risorse che aggrava il quadro già funesto di concorsi truccati, parentopoli e non riconoscimento del merito. L’unica risposta adesso è ribellarsi. Ma i tempi non sono ancora maturi. I baroni anche se sono sulla difensiva per via della riforma sono ancora forti e reprimono i colleghi meno potenti, esercitano pressioni fortissime. I magistrati parlano di veri e proipri ricatti e di sistema di cultura mafiosa. Certo che se gli studenti facessero propria la protesta, allora sì che si potrebbe parlare di speranza di cambiamento.”
“Parentopoli”, ovvero il vizio italiano della raccomandazione. Cos’è oggi l’Università italiana?
“In molti casi certe università di oggi ricordano le botteghe a conduzione familiare d’una volta. La differenza è che le botteghe sono di privati cittadini mentre le università sarebbero pubbliche: cioè ci sono dentro i nostri soldi. Come si fa ad accettare che vengano utilizzati i nostri quattrini per sistemare figli, nipoti, generi ed amanti dei professori, disprezzando quotidianamente il merito?”
Questo suo lavoro è un libro-inchiesta nato dalle centinaia di mail pubblicate su Corriere.it. Come è nata la decisione di pubblicarlo?
“Parentopoli è nato da una risposta assurda di un padre-professore di Messina che per giustificare la vincita in solitaria del concorso del figlio al telefono mi disse: “I figli dei docenti sono più bravi perché hanno tutta una forma mentis che si crea nell’ambito familiare tipico di noi professori“. Non l’avesse mai detta quella frase: si è aperto il dibattito online. Non vi dico e non vi conto di che tenore. Quel professore si chiama Nicotina. “Nicotina? Nomen omen!“. “A quando la forma in cellae? E la forma dementis?“. E così in pochi giorni ho ricevuto circa 600 email con la gente incavolata che mi preannunciava i nuovi concorsi truccati e quelli truccati in passato. E tra le email anche quella della Marsilio che mi proponeva di raccoglierle in un libro. E così è stato.”
La fuga dei cervelli all’estero in cerca di una nuova forma mentis. Cosa ci può dire a riguardo?
“Intanto non parlerei di fuga di cervelli ma di vera e propria “cacciata”. I ricercatori sono costretti ad espatriare e ciascuno di loro costa al sistema universitario italiano circa 500 mila euro all’anno di mancata ricaduta economica delle sue ricerche. Questi soldi invece vanno alle università straniere. A questo bisogna aggiungere che ogni “Figlio di…” assunto nelle università italiane ci costa 100 mila euro all’anno. Fate voi i conti: si spiega così anche il disastro economico in cui versano numerosi atenei del Belpaese.”
Soprusi e inganni poi lamentele e denunce. Possiamo fare solo questo in quest’Italia che sembra sempre più piccola?
“Le denunce non bastano. Non credo però che al momento possiamo pensare ad una primavera, ad un nuovo inizio. Il degrado morale del paese che si specchia anche nell’università ha azzerato qualsiasi prospettiva di cambiamento. Il problema adesso è di cultura etica. Ci vorranno anni per ricreare la cultura della legalità. E mi domando: chi la crea? I mezzi d’informazione? La politica? E soprattutto da quando?”
Come giudica il lavoro della Giustizia?
“La Giustizia fa quel che può. Adesso cominciano ad arrivare anche le prime condanna e pesanti per i professori (vedi il caso di chi ha danneggiato la professoressa Antonina Alberti a Firenze). Per anni è sembrato che la magistratura prendesse sottogamba questi problemi. In realtà, siamo in una sorta di tangentopoli universitaria. Paradossalmente il reato del truccare i concorsi è così ripetuto che i protagonisti si sentono quasi immunizzati. La difesa è Tanto lo fanno tutti!”. Vi ricordate il finanziamento illecito ai partiti? Ecco il fenomeno è sviluppato in maniera uguale. Basta leggere il libro e, tra una risata e una arrabbiatura, ve ne renderete conto.”
Nino Luca nato a Sydney nel 1968 è giornalista e videoreporter di Corriere.it, il sito internet del «Corriere della Sera». Siciliano, professionista dal 1995, ha lavorato in diverse emittenti televisive in Sicilia prima di vincere il concorso di giornalista all’Ifg di Milano. Ha lavorato per il quotidiano «Cronaca Padana», per l’ufficio grafico del «Corriere della Sera», ha diretto l’agenzia infografica Sei di Milano ed è stato videoreporter per l’agenzia stampa Agr.