Un’opera che raccoglie i contributi sul terrorismo di diversi autori, sia di destra che di sinistra, nell’Italia anni ’70. Questo ed altro troviamo in “I neri e i rossi” (Controluce, 2008) a cura di Mirco Dondi che spiega la natura dei due gruppi.
Il testo traccia uno spaccato sul tema attualissimo del rapporto fra terrorismo e mezzi di comunicazione di massa e ne sottolinea i legami perversi. Nel dialogo con il Prof. Dondi emergono i tratti salienti dei terroristi neri, di quelli rossi e di quelli dello Stato. Per una questiona su cui c’è ancora tanto da indagare.
Un libro sui terrorismi. Un tema forte, sempre attuale, molto discusso. Questo libro cos’ha in più rispetto agli altri?
“Ciascun libro nuovo, se ben pensato, consente un aumento di conoscenza sul tema. Negli ultimi anni i risultati delle inchieste parlamentari hanno fatto affiorare documenti e nuove testimonianze. Sui terrorismi (di destra, di sinistra, di Stato), sappiamo di più. Poco si conosce sui media di fronte ai terrorismi. Questo libro è una prima pista investigativa su questo tema.”
Esiste una visione definita e definitva sul Terrorismo degli anni ’70 o c’è ancora molto da rivelare?
“I temi storici per loro definizione non sono mai definitivi. In generale, più ci avviciniamo ai giorni nostri e meno definitività abbiamo. Diciamo però che il quadro generale del fenomeno è ricostruibile con sufficiente approssimazione.”
I neri e i rossi, non solo dal punto di vista ideologico ma anche da quello strettamente pratico come erano delineati?
“Si può rispondere in tanti modi a questa domanda. Per chiarezza possiamo distinguere tre attori: 1) lo Stato, i cui apparati esercitano un ruolo importante durante la strategia della tensione (1969-1974) e che si avvale della “manovalanza” nera; 2) la costellazione del terrorismo rosso, non riducibile alle sole Br, che adotta una pratica nichilista rivoluzionaria. La strategia diventa “la violenza per la violenza” che è il solo modo per essere presente sulla scena. Il terrorismo rosso adotta, specie con le Br, pratiche comunicative aggressive ed efficaci che inducono i media a riflettere su se stessi; 3) il terrorismo nero della seconda metà degli anni settanta che opera autonomamente dallo Stato, con meccanismi di agguati e attentati in tutto simili a quelli del terrorismo rosso. Rispetto alle Br, il terrorismo dei Nar ad esempio, non compie rapimenti e ha un profilo più passivo verso i mezzi di comunicazione.”
Cosa ha rappresentato e cosa rappresenta nel 2009 il terrorismo di quel periodo?
“Se vogliamo dare una risposta etico civile, si può dire che si tratta di una tragica lezione da non ripetere. Occorre vedere quella stagione come un monito contro la degenerazione della politica in violenza. Il monito è un richoamo per tutti, anche per gli apparati dello Stato che non devono compromettere la loro credibilità con operazioni non ortodosse oppure ostacolando il cammino della giustizia.”
Ci spiega la parte più difficile del suo lavoro in questo libro?
“Il testo ha affrontato due difficoltà di fondo. La definizione del fenomeno terroristico e il cambio delle prospettiva di studio: non l’azione terroristica ma la ripercussione dell’azione. Su questo secondo punto non siamo che all’inzio.”
Mirco Dondi è docente di Storia contemporanea all’Università di Bologna.