“Olio” (Il filo, 2008) rappresenta l’esordio letterario per il veneto Andrea Mazzon. Il libro scritto dal ragazzo di San Donà è un intrigante romanzo in cui la realtà, alla fine, si mostra molto più assurda dell’immaginazione. Due gli elementi che la fanno da padrone: la provincia del nord-est, palcoscenico e quasi protagonista della vicenda, e un’ironia tagliente e scanzonata, punto di forza di una narrazione incalzante e coinvolgente. VIDEO/Le parole dell’autore
“Olio” rappresenta il tuo esordio. Come ti sei avvicinato alla scrittura di questo libro?
“Nel mio passato la scrittura è sempre stata presente, nelle sue forme più diverse. La musica però è quella che mi ha posto di fronte alla necessità di racchiudere i miei pensieri dentro a spazi, più o meno, prestabiliti. Per qualche tempo ho fatto il giornalista, ma, come quasi tutti credo, da sempre avevo il “sogno” di scrivere un romanzo. C’avevo già provato in passato, ma fui tradito dall’incostanza e quegli scritti rimasero incompiuti. Alcune vicende personali ed il desiderio di dimostrare a me stesso che sarei stato in grado di affrontare un’avventura come quella della scrittura di un romanzo, mi hanno regalato, mio malgrado, lo stimolo che mi mancava. In poco più di tre mesi ho scritto Olio. La cosa strana è che tutto è avvenuto in modo molto naturale, come se la storia fosse già dentro di me ed io lo stessi solo “copiando” o trascrivendo. Devo ammettere che è stato davvero molto emozionante e gratificante arrivare alla conclusione”.
Un lettore cosa può trovare in questo libro?
“Spero di essere riuscito, e i commenti ricevuti in queste settimane me lo confermano, a creare un romanzo ironico e coinvolgente, dove la scelleratezza dei protagonisti si confonde e si mischia alle vicende narrate in modo apparentemente semplice, facendo credere che, in fondo, tutti noi potremmo, insieme alle persone che con noi hanno affrontato una parte importante delle nostra vita, raggiungere ogni obiettivo. Temi come l’affetto, l’amore e l’amicizia sono fondamentali per me ed ho provato a disseminarli in mezzo ad un intrigo politico-sociale tremendamente grottesco, ma molto attuale. Vengono trattati molti degli aspetti che definisco i rapporti personali, riservando più di una sorpresa sulla condotta che ognuno dei personaggi di questa storia deciderà di tenere. Capiterà a qualche lettore di credersi diretto in una direzione e rendersi conto di essere arrivato da tutta un’altra parte. La storia è un po’ come l’olio, inizialmente c’è una sensazione di calma, un po’ inquieta, ma poi tutto si surriscalda ed inizia a bollire fino ad esplodere all’improvviso. Mi auguro che i lettori possano sentirsi, per qualche tempo, amici di Andrea, Fedro, Massimo, Riccardo, Stri e Silvano. Magari che possano essere attratti da Alessia o affascinati da Luca G. Vorrei che Mitch e il ragioniere li spaventassero quanto spaventavano me mentre li raccontavo. Vorrei che i lettori si schierassero, facessero il tifo, divertendosi e commuovendosi, perché c’è spazio per ognuna di queste emozioni”.
Quanto ti assomiglia il personaggio del romanzo?
“Andrea “il protagonista” ha qualche anno in meno di quanti ne avessi io quando l’ho scritto. I personaggi sono trentenni che stanno decidendo quale direzione deve prendere la loro vita. E trovano un modo molto originale per mettersi alla prova. n comune col protagonista, oltre ad aver vissuto una tragedia personale molto simile, credo di avere un profondo rispetto per la dignità umana, lo stesso disprezzo per un desiderio sfrenato di arricchimento (insensibile alle conseguenze), la stessa stabile “incazzatura” ed un po’ della sua ironia. La cosa che mi piace di più, però, è la strana “normalità” di questa storia, dove non ci sono supereroi, ma solo ragazzi un po’ confusi che si sostengono e che riescono a condividere lo stesso percorso. Tutti mettono sul tavolo quello che hanno da dare, e non è importante se uno è un esperto di computer ed un altro “solo” l’amico ironico che riesce a sdrammatizzare situazioni tese e complicate. Olio è un romanzo corale, anche se è narrato in prima persona”.
A te piace scrivere molto, ne sono testimonianza le oltre 350 pagine di “Olio”. Non pensi sia un’arma a doppio taglio?
“Devo ammettere che il momento creativo della scrittura, quando resti lì, da solo, in silenzio, magari con le cuffie in testa ed un disco dei Pearl Jam, dei Radiohead o dei Muse che ti entra nelle orecchie, aspettando che arrivi quella che comunemente chiamiamo ispirazione, è la situazione in cui mi sento più a mio agio. Di conseguenza, scrivere, in continuazione, mi viene molto naturale. Così mi lascio trascinare e mi fermo solo quando il “flusso” è finito. Da lettore e da amante dei gialli, sono convinto che una storia debba essere sviluppata nella maniera più completa possibile, senza tralasciare nulla. I personaggi possono essere più importanti della storia stessa, quindi serve spazio. Ma Olio è un romanzo che si lascia leggere, incuriosendoti passo dopo passo, e le 350 pagine non devono spaventare i lettori. Anzi, c’è chi mi ha chiesto di scriverne un seguito, perché rimane la curiosità su quello che potrebbe succedere al ritorno di Andrea da questo suo lungo viaggio”.
La cosa particolare del romanzo sono le due trame, in verità sottotrame. Come hai costruito l’intreccio narrativo?
“Le due sottotrame sono nate in momenti diversi. Era come se avessi due piccole storie, che potevano stare in piedi da sole, forse, ma alle quali mancava qualcosa. Ho iniziato a pensare che anche il giornalista di un piccolo giornale locale può vivere una grande tragedia personale, ovviamente, come anche un figlio, un ragazzo un po’ perso, può avere il desiderio di mostrare il suo talento, nonostante soffra e si faccia domande per le quali ancora non ha trovato risposte. Così ho avuto l’idea di creare quello che, andando avanti con la storia, sarà chiamato spesso Mister X. Olio è un giallo un po’ inusuale, che a me piace definire un “romanzo ingiallito”. La cosa più strana, forse, è il fatto che per tutto il romanzo si rincorrono il nome ed il volto di quello che, in un certo senso, è il “buono” della situazione e non, come abitualmente accade nei gialli, il cattivo di turno”.
Come sta andando il libro?
“In questi mesi, Olio, che è alla quarta ristampa, è stato letto dalle persone più diverse, le quali lo hanno fatto leggere ad altre ancora, e quello che, inizialmente, poteva sembrare un romanzo locale, vista anche la sua ambientazione, è diventato un libro che si sta muovendo per tutta l’Italia. Alcuni attori lo hanno letto e amato, e sembra, ma sono solo voci che ancora nessuno mi ha confermato personalmente, che alcune Compagnie cinematografiche si stiano interessando alla storia. Così, con Leandro Guerrini abbiamo deciso di scrivere, a breve, una sceneggiatura tratta dal mio romanzo. Il viaggio più lungo però, lo farà in questi giorni, quando atterrerà a New York per essere presente al Book Expo America, dal 19 al 22 Maggio. Ovviamente Olio è presente anche al salone del Libro di Torino. Tutto questo mi rende felice ed orgoglioso, perché ciò dimostra che scrivere non è un desiderio così presuntuoso, se si ha una storia da raccontare. Mi insegna anche che la grandezza di una storia non la determinano i luoghi grandiosi, una prosa particolarmente ricercata o la complessità dell’intrigo che si vuole creare. La grandi storie possono essere narrate guardando fuori dalla propria finestra, dove gli occhi ed i sorrisi che vedi ogni giorno sono quello che ti ispira di più”.
Andrea Mazzon è nato a San Donà di Piave il 15 dicembre del 1973. Si è diplomato all’Istituto Tecnico Commerciale “L.B. Alberti” nel 1993. Ha frequentato la Facoltà di Lettere e Filosofia a Padova. Fin dai sedici anni si è esibito nei pub e nei club della provincia veneziana, proponendo un repertorio rock formato anche da brani composti da lui. Nel 2002 ha partecipato al “Tim Tour” e a “Rock targato Italia”. Scrive saltuariamente per alcune testate locali, occupandosi di musica, cinema, costume e immigrazione. Olio è il suo primo romanzo edito.