“Cristo è portatore di un messaggio che non permette inquadramenti definitivi“. Questo l’approccio al libro “Versioni di Cristo” (Ponte alle Grazie, 2009) scritto da Matteo Rampin. Un testo rivolto a coloro che si interrogano usando la ragione.
Una tema difficile, il più complesso. Perchè ogni anno escono tanti volumi dedicati a Cristo e al mistero che ruota attorno?
“Perché la nostra civiltà è debitrice al suo pensiero e al suo operato. Anche oggi, nella società secolarizzata e laica, il laicismo e la secolarizzazione sono tali in rapporto alla religione cristiana: e forse, se non ci fosse stato Cristo, non sarebbero state possibili la società secolarizzata, la laicità e la possibilità di discutere attorno ai dogmi delle religioni istituzionali. Cristo è portatore di un messaggio che non permette inquadramenti definitivi: esce sempre nuovo dai tentativi di banalizzazione e rivela continuamente volti nuovi, capaci di gettare una luce tagliente sugli uomini di ogni tempo”.
Il suo libro parla di storie sulla figura di Cristo. Come si progetta un libro del genere e come si vive il tempo della scrittura?
“Il progetto è nato dal tentativo di tradurre in scrittura la forma musicale del “tema con variazioni”. In essa, il materiale germinale contenuto in un tema musicale viene letto da tutte le prospettive possibili, distorto, ampliato, frammentato, capovolto, ricombinato secondo alchimie rigorose ma aperte all’imprevisto: si tratta di un giocoso lavoro artigianale che il compositore (e lo scrittore) vive come una sfida continua”.
Sfogliando il libro, a posteriori, cosa pensa del suo lavoro? A chi è rivolto?
“Lo considero un lavoro non concluso: aperto alla possibilità che il lettore lo prosegua e lo integri, fornendo altre letture del personaggio di Cristo. Nello scriverlo pensavo che sarebbe stato letto da persone che sono alla ricerca, che non si arrendono a versioni preconfezionate di un’idea, che mettono in discussione ciò che apprendono usando la ragione, e che sono attratte dal bisogno di confrontarsi con l’enigma dell’esistenza”.
Chi era Cristo? Quante volte si è posto questa domanda durante la stesura di queste pagine?
“La domanda è stata quotidiana, durante tutta la stesura”.
E la sua riposta?
“È nascosta nel libro”.
Quali sono state le reazioni al suo libro?
“Molti credenti mi hanno chiesto se sono ateo, molti atei se sono credente. In generale, comunque, le reazioni di chi mi ha fatto pervenire i suoi commenti sono state così diverse l’una dall’altra, così originali e personali che mi fanno pensare di avere, forse, colto nel segno: in fondo, Cristo era stato definito, già alla sua epoca, “segno di contraddizione per molti”.
Matteo Rampin è psichiatra e psicoterapeuta, ex militare, studioso di psicologia dell’illusionismo. E’ autore di numerosi saggi.