L’analisi delle nuove espressioni di residenza è il tema affrontato in “Abitare il futuro. Città, quartieri, case” (BE-MA editrice), fase conclusiva del Cuore Mostra. Un’analisi sui cambiamenti delle città, delle case e dei materiali applicati all’architettura. Ma anche al forte flusso migratorio, avvenuto fino al primo decennio degli anni ’90, con una richiesta sempre maggiore del fabbisogno abitativo e una riqualificazione della periferia, creando delle vere e proprie “megastrutture”. VIDEO/Il degrado di Corviale
Nel 1962 una legge dello Stato italiano, la numero 162, fu voluta dal Parlamento per sciogliere il nodo sull’emergenza casa, introducendo nuovi strumenti urbanistici comunali di iniziativa pubblica. Nascono così i Piani di Zona (P.Z.), atti a soddisfare il fabbisogno di edilizia abitativa popolare. La legge, prevedeva inoltre che i Comuni più grandi, ovvero quelli superiori ai 50.000 abitanti, fossero delegati a tali piani. Ecco allora che la ricerca ideologica sulla casa passa in secondo piano, lasciando spazio ad un’architettura propensa verso la centralità delle infrastrutture. Oggi la critica e la cronaca dell’architettura stessa, si occupano sempre più dei quartieri residenziali, non per affrontare la loro valenza urbana, bensì per sottolinearne il degrado prodotto dagli stessi.
Quartieri come lo Zen a Palermo, Corviale a Roma, Cep di Bollate a Milano, le “vele” di Scampia a Napoli nacquero da ragioni sperimentali ed i loro realizzatori, Vittorio Gregotti, Mario Fiorentino, Franz di Salvo e Guido Camella, contribuirono al dibattito sulla ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale. Lo stesso mondo accademico e la Sopraintendenza ai Beni architettonici, si ritrovarono per sottolineare la centralità di queste opere ed il ruolo storico e culturale degli autori delle tanto denigrate macrostrutture.
Il Comune di Roma nel 1964 deliberò 88 Piani di Zona, dove il più grande previsto era quello di Tor Bella Monaca, con 35.000 abitanti, seguito da quelli del Laurentino e Grottaperfetta e senza rendersene conto il Comune stava proponendo di costruire una nuova città nella città. In questo lunghissimo elenco, al numero 61 risultava il P.Z. di Corviale, la cui realizzazione fu affidata a Mario Fiorentino. Situato sul lato destro della via Portuense, direzione Fiumincino, ospita circa 7.000 abitanti, concentrati in un Serpentone lungo 1 chilometro, profondo 200 metri, alto 9 piani, più di due cantine ed un seminterrato per il parcheggio. Le comunicazioni verticali fra i vari piani, furono ridotte al minimo indispensabile, rendendo necessario adottare la tipologia a ballatoio.
Il 4° piano inizialmente previsto come Strada commerciale, dotato di spazi per negozi e botteghe, in realtà rimase inutilizzato per questo scopo, fino a quando non venne completamente occupato da abusivi e reso un piano abitativo al paridegli altri. Stravolgendo l’idea iniziale che vedeva il contrapporsi della rigidità della forma esterna alla flessibilità degli spazi interni, il Serpentone venne costruito interamente in cemento, rendendolo così un freddo casermone e dove anche un semplice gesto, come quello di attaccare un chiodo, può risultare un’impresa.
Da quando questa struttura entrò nell’elenco ministeriale degli “ecomostri“, il dibattito su Corviale si è arrichhito di nuovi argomenti giungendo all’idea che si potrebbero abbattere porzioni del Palazzone, per ottenere così palazzi più normali e spazi più contenuti.
Queste strutture, in relatà furono costruite ispirandosi ai grandi architetti della modernità quali Mies Van der Rohe e Le Corbusier, sui quali finirà purtroppo, la responsabilità del degrado urbano in cui versano questi quartieri. L’unico modo forse per salvare Scampia, Bollate, Corviale e lo Zen, sarebbe quello di riconvertire la destinazione delle strutture, magari ad usi misti, in questo modo si potrebbe ridare vita e decoro a questi prodotti della sperimentazione urbana.
In ogni caso per poter giudicare queste strutture è fondamentale risolvere prima una questione importante: case, quartieri o ecomostri?
Voto: 7
Autore: Giuseppe Biondo; Carlo Monti; Riccardo Roda; Giuseppe Sinopoli
Titolo: Abitare il futuro. Città, quartieri, case
Anno di pubblicazione: 2005
Prezzo: 28 euro
Pagine: 311