“La terza nazione al mondo” (Feltrinelli, 2009) di Matteo Schianchi è un testo sulla disabilità. Ma ha davvero qualcosa in più rispetto alle tante pagine scritte su questo argomento spesso dimenticato dai media e non preso con il giusto peso dall’opinione pubblica. Ecco cosa ci racconta l’autore.
L’autore parla della storia intorno alla disabilità, colmando un vuoto prettamente storico su questa tematica. Un libro di spessore visto l’interesse di un grande editore come Feltrinelli che ha voluto investire sulle pagine cariche di emozione.Ecco cosa ne pensa Matteo Schianchi.
Tre buone ragioni per comprare il libro.
“1. Perché è un libro che parla di noi tutti e non solo dei disabili.
2. Perché siamo tutti responsabili dello sguardo negativo e stigmatizzante che abbiamo sui disabili e il libro è utile a comprendere da dove nasce questo sguardo.
3. Perché mette in luce quali sono le profonde (e complicate) vie dell’integrazione delle persone disabili, senza cedere al pietismo e ai buoni sentimenti.”
I media e la disabilità. La scarsa copertura informativa è stata attenuata dai blog e dai new media? Dal futuro cosa si aspetta?
“La rete ha permesso ai disabili di “uscire”, di comunicare tra loro e con il mondo esterno. Attraverso la rete le questioni relative all’handicap hanno una maggior copertura informativa e più spazi d’espressione. Per esempio, la possibilità di affrontare il tema handicap e sessualità che ogni tanto in alcuni siti o blog fa capolino, sarebbe impensabile nei media “classici”. Mi aspetto però che il rapporto tra disabilità e rete assuma dei toni qualitativi migliori. Cioè che attraverso la rete si possa fare cultura dell’handicap e non solo informazione sull’handicap. Spero che la rete diventi sempre più strumento per esprimere sentimenti, ma anche idee ed elaborazioni più profonde, capaci di incidere su un senso comune stigmatizzante che abbiamo sulla disabilità.”
Ci spiega la copertina?
“È una fotografia molto ricca. È ambigua, non si capisce se sia un bambino o una bambina. Si vedono subito i suoi occhi, poi si resta sorpresi dalla protesi del suo braccio. Lo sguardo interroga l’osservatore, ma nel contempo ci comunica serenità: questo bambino disabile non si vuole fare fermare dal proprio handicap, vuole andare verso il futuro.”
Matteo Schianchi, laureato in Storia contemporanea, ha studiato presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. Svolge attività di ricerca storica e lavora come traduttore di saggistica. Ha partecipato agli Europei e ai Mondiali di nuoto con la nazionale italiana di sport disabili.